Okinawa, l'isola dei centenari

L’isola giapponese di Okinawa vanta la più alta concentrazione di ultracentenari del pianeta: come è possibile? Presso questa popolazione tumori, morbo di Alzheimer, diabete e obesità sembrano essere quasi sconosciuti: una straordinaria anomalia, anche per la scienza, ma ancora di più una sorta di laboratorio naturale antiaging.

Il professor Makoto Suzuki, coadiuvato da due eminenti scienziati, i fratelli Bradley e Craig Willcox, ha studiato per venticinque anni gli abitanti di Okinawa, la loro alimentazione, le loro abitudini, scoprendo che, al di là del corredo genetico, sono la dieta, la qualità dei nutrienti, l’attività fisica, la gestione dello stress e le interazioni sociali presenti a Okinawa a garantire agli abitanti una vita longeva e in buona salute. Il libro è corredato da un centinaio di semplici ricette per portare un po’ della salute di Okinawa anche nelle nostre cucina.

Afferma Craig Willcox: “Ad Okinawa si vive molto più a lungo e questo fenomeno può essere spiegato da diversi fattori: stile di vita, la dieta, l’ambiente, il modo positivo di affrontare la vita. Quando un abitante di Okinawa lascia l’isola e va a vivere altrove, vive molto meno a lungo. Quindi sono 4 i fattori: l’alimentazione, l’esercizio fisico, gli aspetti psicologici-spirituali, gli aspetti socio- istituzionali. Per quanto riguarda il primo di questi fattori: la dieta, abbiamo verificato che gli abitanti utlizzano meno calorie rispetto a quelle consigliate dalle ricerche mediche internazionali. Ma la dieta viene bilanciata con alimenti ad alto tasso nutritivo e antiossidanti. Alla base della dieta c’è la patata dolce (arancione). Usano molto il curry e il principio attivo, la curcumina che ha un notevole effetto sull’invecchiamento cerebrale e ci aiuta a combattere questi maledetti radicali liberi che ci rovinano il corpo. Viene usato molto il tè verde che è un potente antiossidante anche la soia fa parte della dieta. Si consuma molto pesce che è importante per il suo contenuto di omega 3. Gli omega 3 che aiutano ad eliminare il colesterolo cattivo, mancano soprattutto nella dieta occidentale”.

Gli abitanti di Okinawa hanno uno stile di vita diverso dal nostro?
Si effettivamente la maggior parte di questi centenari sono agricoltori, pescatori, persone che sono molto attive per tutta la vita, grandi camminatori. Queste persone a 90 anni fanno ancora giardinaggio e danzano. Quando si parla di esercizio fisico non mi riferisco né alla palestra né al jogging che sono attività raccomandate invece agli occidentali. Per gli abitanti di Okinawa l’attività fisica fa parte della loro vita, sono sempre stati magri, hanno sempre avuto un rapporto calorico basso, molto attivi, molto efficienti da un punto di vista metabolico.

Hanno un atteggiamento particolare verso la vita?
In effetti gli aspetti psico-spirituali o sociali sono importanti. Abbiamo studiato il loro modo di vivere e abbiamo notato che hanno un minor senso dell’urgenza e un modo più costruttivo di gestire lo stress. Sono più flessibili. Invecchiare porta aspetti negativi. Si perdono le funzioni organiche, la propria rete sociale, gli amici, i familiari. Se hai avuto dei figli forse sono gia morti prima di te. Si deve essere in grado di adattarsi e in genere gli abitanti di Okinawa lo fanno meglio di altre popolazioni. Sono molto ottimisti, spontanei, felici, guardano al futuro senza ansie. Per centinaia di anni hanno dovuto superare le difficoltà che hanno colpito l’isola. E questo atteggiamento positivo è forse una reazione alla durezza della loro vita.

Che visione hanno della morte, della religione?
Sono le donne ad essere soprattutto leader religiosi e spirituali. Gli uomini dipendono dalle donne per un accesso al mondo della spiritualità e ogni villaggio ha una sacerdotessa che è appunto una donna che si occupa degli aspetti spirituali della collettività. Okinawa prima di fare parte del Giappone era un regno indipendente. In occidente il valore alla persona cala, quando diminuisce il ruolo produttivo, invece ad Okinawa aumenta perché più si invecchia più queste donne hanno influenza nella comunità come leader religiosi.

Come vedono la morte?
Vedono la morte in modo diverso, non c’è una separazione fra vita e morte sono due cose molto legate nella vita quotidiana. Le tombe sono nel giardino di casa, quando si muore si diventa un antenato e viene eretto un altare nella casa. Gi antenati sono presenti, a loro si raccontano in modo naturale i vari avvenimenti come per esempio la laurea ottenuta da uno dei nipoti. C’è la giornata dedicata agli antenati in cui si portano dei cibi e si mangia insieme a loro. Io ho partecipato a uno di questi eventi. E una vecchia signora ci ha detto che i suoi antenati erano molto contenti che fossimo venuti qui dal Canada. Non c’è una separazione tra vita e morte e questo fa si che non si abbia paura della morte.

Per quanto riguarda la violenza come è la loro società?
In realtà le persone di Okinawa sono persone molto gentili, molto tranquille. Sono persone riservate, cortesi. Il tasso di omicidi è bassissimo. Una cosa importante sono gli aspetti sociali. C’è molto aiuto da parte della comunità, la gente si aiuta a vicenda, gli anziani si fanno visita, si aiutano se ci sono problemi, l’individuo non è lasciato solo, né isolato. Anche l’assistenza sanitaria è buona, funziona ed è raggiungibile da tutti. C’è una grande enfasi data alla prevenzione, inoltre ogni città, ogni villaggio ha degli obiettivi da raggiungere in termine di miglioramento della salute.  Anche le aziende devono aiutare a migliorare le condizioni di salute dei propri dipendenti, ci sono degli obiettivi da raggiungere altrimenti c’è una sanzione da pagare. E’ ovvio che la vita sarà più lunga se un tumore viene scoperto nei primi stadi che in quelli terminali. Tutti questi aspetti sono importanti nel rendere la vita ad Okinawa più longeva rispetto agli altri posti del mondo.

Fonte: Tgcom


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