Mentre impazza la moda delle spa, non bisogna dimenticare che le cure termali, e in particolare i fanghi, a chi soffre di artrosi offrono molto più di un vago senso di benessere o dei benefici derivanti da un periodo di vacanza. «Se poi c’è anche la vacanza, tanto di guadagnato» commenta Valerio Boschi, direttore sanitario delle Terme di Sirmione, sul lago di Garda. «Ma che i fanghi facciano bene all’artrosi è confermato da una serie di prove scientifiche».
La ricerca
L’ultima in ordine di tempo è quella appena pubblicata on line sul sito degli Annals of Rheumatic Diseases. Un gruppo di ricercatori francesi ha selezionato quasi 400 persone che soffrivano di artrosi del ginocchio e vivevano in prossimità dei tre più importanti centri termali d’oltralpe (Aix le Bains, Balaruc les Bains e Dax), tre località che insieme raccolgono il 30 per cento dei pazienti che in Francia si sottopongono a questo tipo di cure. A tutti è stata spiegata e raccomandata una ginnastica da eseguire quotidianamente in aggiunta alle eventuali terapie già in atto, farmaci o sedute di fisioterapia. Circa metà dei prescelti è stata anche sottoposta, nel corso di tre settimane, a 18 giorni di cure termali: massaggi, docce, fanghi e attività di riabilitazione in piscina. A distanza di sei mesi, la metà di coloro che avevano frequentato le terme registravano un miglioramento clinico significativo, verificato sulla base un test standardizzato, mentre nel gruppo di controllo il risultato era raggiunto in poco più di un terzo dei casi. «La scelta di includere solo pazienti residenti nei pressi delle località termali non è stata casuale» spiega Jean-Luc Bosson, del Centro di ricerche cliniche di Grenoble, che ha coordinato il lavoro. «Un quarto di chi si sottopone a questi trattamenti in Francia lo fa da “esterno” ed era importante per noi verificare se i benefici delle cure termali si estendessero anche a chi, lungi dal sentirsi in vacanza, deve raggiungere le terme ogni giorno in auto».
Il perché
«L’azione benefica dei fanghi» spiega Boschi, medico idrologo, «non è dovuta solo al calore, ma anche alle sostanze che rilasciano quando vengono applicati al corpo». Prima di essere utilizzata nelle terme, infatti l’argilla deve essere fatta «maturare», come si dice. Deve cioè essere tenuta nell’acqua termale per almeno un anno in modo da arricchirsi di tutte le sostanze che essa contiene: «Solo allora può rilasciare sulla pelle tutte le componenti ad azione calmante e antinfiammatoria che ha assorbito dall’acqua termale» prosegue il medico.
Quando no
Ovviamente, come ogni vera cura, anche quella delle terme ha le sue controindicazioni: «I fanghi fanno bene solo nei casi di artrosi, non quando c’è artrite reumatoide o altre malattie reumatiche» puntualizza l’esperto. «Inoltre, alla visita che sempre viene eseguita prima del trattamento, ci si accerta che anche l’artrosi non si trovi in fase acuta: se c’è una borsite o una tendinite in atto, è meglio evitare l’effetto del calore». In altri casi, le controindicazioni sono solo parziali: «Se ci sono malattie generali si valuta caso per caso, anche tenendo conto del fatto che per la cura dell’artrosi il fango può essere applicato solo sulla giuntura dolorante». Niente a che vedere quindi con i fanghi effettuati a solo scopo di benessere, con cui si ricopre tutto il corpo ma solo con un sottilissimo strato di argilla. «E’ importante distinguere i trattamenti finalizzati a benessere e relax da quelli più strettamente curativi» conclude Boschi . «Questi ultimi sono effettuati su prescrizione di un medico e passati dal Sistema sanitario nazionale».
Roberta Villa
Fonte: Corriere