Stop al colesterolo con il pane ai semi di lino

paneI semi di lino proteggono dal tumore al seno e alla prostata, i lupini tengono basso il colesterolo. Lo dice una discreta mole di studi, ma convincere la maggior parte di noi a mangiarne in quantità non è così facile: non tutti apprezzano i lupini, i semi di lino sono un po’ amari e non incontrano i favori di moltissimi. E allora Katrin Hasenkopf del Fraunhofer IVV Institute for Process Engineering and Packaging di Freising, in Germania, ha isolato i composti attivi di lino e lupino e li ha inserirli nei cibi più vari (dalla pasta al pane, dai dolci alle salse).

PRINCIPI ATTIVI – «Abbiamo sfruttato la diversa solubilità delle varie componenti presenti in questi vegetali, alla ricerca di un metodo che ci permettesse di ottenere soltanto i fitoestrogeni, i composti biologicamente attivi che volevamo isolare», spiega la ricercatrice tedesca. «Se ad esempio mettiamo i semi in una soluzione acida, le sostanze che danno il sapore amaro si sciolgono subito; tornando al pH neutro si ottengono le proteine utili private del cattivo sapore». Ottenuti i principi attivi, i tedeschi si son messi a cucinare»: dolci, pane, salse e condimenti a base di semi di lino, pasta e pane arricchiti dei derivati dei lupini. Occorreranno altri tre anni di tempo e ricerche per farli arrivare sugli scaffali dei supermercati, secondo le previsioni della Hasenkopf.

DUBBI – «Premesso che gli studi in letteratura ci hanno davvero dimostrato che i semi di lino e i lupini contengono elementi utili per la prevenzione di alcune malattie e che quindi è più che giusto valorizzarli e incentivare il loro utilizzo, è lecito esprimere qualche dubbio sull’approccio scelto dai tedeschi», commenta Marisa Porrini, docente di nutrizione umana presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche dell’università di Milano (Distam) e vicepresidente della Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu). «Estrarre i principi attivi efficaci dagli alimenti d’origine per aggiungerli ad altri prodotti può vanificare un po’ del loro effetto: non sarebbe la prima volta che un estratto perde la sua attività perché vengono a mancare reazioni di interazione e sinergie che si hanno nel prodotto iniziale. Per di più dobbiamo stare attenti a inserirli in alimenti che vanno a tutta la popolazione: assumere i principi attivi puri e in concentrazioni elevate che li avvicinano a un “farmaco” può essere utile per alcuni e dannoso per altri, e consumarne una porzione o dieci può avere conseguenze ben diverse». Viene anche da porsi un’altra domanda: dolci e salse «salutari» ai semi di lino non sono una scorciatoia fin troppo facile per credere di mangiare sano continuando di fatto con abitudini non proprio salutiste? «Il rischio di diseducare la gente con questi prodotti alimentari arricchiti è concreto», risponde Porrini. «Se passa il messaggio che si può mangiare a volontà il biscotto che previene i tumori, abbassa il colesterolo e così via, il giorno che non avremo sotto mano il biscotto ai semi di lino mangeremo il primo dolcetto che ci capita a tiro. Per carità, va bene anche il dolce, con moderazione: ma arricchire i cibi di nutrienti che prevengono questo o quello rischia di far passare in secondo piano che conta seguire una dieta equilibrata nel suo complesso. Omega-3 di qua, antiossidanti di là, vitamine dappertutto: alla fine temo che i consumatori non riescano neanche più a capire che cosa può essere adatto a loro o quale sia una dieta davvero sana. E non mi sembra neanche educativo che la gente finisca per far la spesa al supermercato come se andasse in farmacia», conclude l’esperta.

Fonte Il Corriere

Foto sxc.hu

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