Firmata la 'road-map' per il dopo-Kyoto

Bali, 15 dicembre 2007. Ci sono accordi internazionali che aprono la strada a grandi miglioramenti globali. Il documento firmato a Bali, il 15 dicembre, giornata di chiusura della 13a conferenza quadro sul clima, è certamente uno di questi. L’accordo getta le fondamenta per due anni di negoziati durante i quali dovrà essere ridisegnato – grazie al più ampio numero possibile di paesi – il protocollo di Kyoto.

Il raggiungimento del negoziato è stato però molto difficile: gli USA infatti si sono strenuamente opposti ad inserire nel documento rigide quote di riduzione dei gas serra. L’Europa, invece si è sempre battuta per la definizione di numeri chiari, quantificabili, scritti nero su bianco.

Secondo le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente tedesco Sigmar Gabriel, però l’accordo raggiunto a Bali sarebbe semplicemente un documento di compromesso, in cui il vecchio continente avrebbe accettato di non inserire alcun cenno sulle riduzioni di gas serra – già ipotizzate tra il 20 e il 40 per cento entro il 2020 – in cambio dell’adesione al dopo-Kyoto da parte degli Stati Uniti. Fino all’ultimo momento l’esito della conferenza – che definisce la cornice entro la quale verrà definito il nuovo protocollo salva-clima – è rimasto incerto. La felice conclusione del summit preparatorio del dopo-Kyoto ha sorpreso molti.

L’assemblea che darà la luce al documento salva-clima si terrà a Copenaghen nel 2009. Si prevedono scontri ancora più accesi di quelli di Bali. Altissima la posta in gioco: salute, economia e sviluppo per i popoli – poveri e ricchi – della Terra. Per il ministro Pecoraro Scanio, il documento di Bali è comunque una vittoria nei confronti di chi voleva boicottare Kyoto, ma soprattutto è una grande soddisfazione per l’ONU e per l’IPCC, il comitato ONU sui cambiamenti climatici. “L’unico grande rammarico – prosegue il ministro – è quello di aver tolto l’indicazione, fin da ora, degli obiettivi di taglio delle emissioni”.

Rimane però il quarto rapporto sui cambiamenti climatici – forte di un premio Nobel appena vinto – redatto proprio dai climatologi dell’IPCC a ricordare e a chiedere a gran voce il taglio delle emissioni del 25-40 per cento. Una voce troppo autorevole per essere del tutto ignorata.

Ripreso da Buone Notizie

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