Una moltitudine inarrestabile

C’è qualcosa di straordinario che unisce ai quattro angoli della terra una miriade di movimenti ed associazioni impegnate nella difesa della giustizia sociale e nella promozione della sostenibilità ecologica.

Piccole organizzazioni, se non piccolissime, che non trovano spazio sui media tradizionali e che spesso sono ignorate o sminuite – quando non intralciate – dal potere politico. E che non si riconoscono nelle ideologie tradizionali e non fanno riferimento a leader o a istituzioni centrali.

I loro obiettivi dipendono dal contesto in cui operano e dalla sua storia. Fanno uso di tecnologie per comunicare e creare network sempre più estesi, e costituiscono il più importante movimento nella storia dell’umanità. Proprio come il sistema immunitario, i cui anticorpi si attivano ogni volta che la nostra salute viene messa in pericolo, questa miriade di movimenti ed associazioni dà conto della risposta di milioni di persone alle minacce che vengono portate all’integrità della nostra casa, la Terra, e a quella dei suoi abitanti, tutti noi.

Dall’Australia all’Italia, dal Brasile alla Cina, dagli Stati Uniti alla Russia: in tutto il mondo, milioni di uomini e di donne agiscono nella convinzione che le ferite alla Natura sono ferite inferte a ciascuno di noi. Gestione dell’acqua, tutela della biodiversità, diritti dell’infanzia e dei lavoratori, impegno per uno sviluppo più sostenibile e per contrastare il riscaldamento globale, tutela dei patrimoni linguistici e culturali che danno forma ai luoghi in cui viviamo: migliaia di organizzazioni collegate tra loro in reti fluide, dinamiche e capaci di rapidi adattamenti operano in questi e in moltissimi altri settori.

A raccontarci come è nato il più grande movimento al mondo e perchè nessuno se ne è accorto è il nuovo libro di Paul Hawken, che in italiano si intitola Moltitudine inarrestabile (dall’originale Blessed Unrest = benedetta irrequietezza). L’ecologista, imprenditore e giornalista americano ricostruisce le radici di questi movimenti e, per la prima volta, ne fornisce le coordinate e le metafore con cui descriverli, lasciandoci la convinzione che i loro risultati saranno una delle più grandi eredità che il nostro tempo potrà offrire alle generazioni che verranno.

Sugli stesse tematiche, Paul Hawken ha scritto a sei mani con Amory Lovins e L. Hunter Lovins Capitalismo naturale, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1999 e acclamato in tutto il mondo per aver dato inizio alla cosiddetta rivoluzione nat cap, la prossima rivoluzione industriale nella quale l’antica battaglia fra business e ambiente possa giungere a una pacifica e costruttiva conclusione.

A differenza del capitalismo tradizionale che ha sempre trascurato il valore monetario delle risorse naturali e dei servizi forniti dagli ecosistemi, senza i quali non sarebbe possibile alcuna attività economica oltre che la vita stessa, il capitalismo naturale contabilizza le risorse e punta all’efficienza per riuscire a produrre di più con meno, evitando gli sprechi e la produzione di rifiuti.

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