Pittura degli Dei, la più antica arte moderna

Pittura degli Dei, la più antica arte moderna

L’Australia è nei miei sogni di viaggio. Fino ad ora mi è stato impossibile realizzarlo, e sarà il primo  a lungo raggio appena potrò organizzare la mia assenza prolungata dai vari impegni che mi permettono al massimo piccole gite in terra toscana. Questo è un sito che mi piacerebbe poter avere già  aperto, dove  raccontare con cognizione di causa il mio incontro con gli Aborigeni. Nel frattempo, segnalo questa mostra, un modo per dare nuova energia al mio "sogno"

Nel 1989, a Parigi, il critico Martin Hubert organizzò la mostra Les Magiciens de la Terre, attraverso la quale, per la prima volta, l’Occidente rimase affascinato dalle opere di artisti "arcaici", fra cui gli aborigeni australiani. Nello stesso anno veniva pubblicato in Italia da Adelphi  La Via Dei Canti, suggestivo resoconto del viaggio intrapreso dallo scrittore inglese Bruce Chatwin attraverso quel lontano continente: da Darwin, sull’Oceano Indiano, fino ad Adelaide, attraversando la Terra di Arnhem con le sue pitture rupestri a "raggi X" – perché mostrano le interiora degli animali riprodotti figurativamente -, ed il rosso deserto Simpson.

Vent’anni dopo, al MACA (Museo Civico d’Arte Contemporanea Silvio Vigliaturo) di Acri (CS), l’arte aborigena australiana approda nuovamente sul Vecchio Continente, carica di suggestioni ancestrali, attraverso una quarantina di opere sia su tela che su legno. Si tratta di dipinti, utensili e strumenti musicali – quale il didjeridoo -, risalenti agli anni Ottanta, accomunati da un’intensa vivacità cromatica, intrisa dei colori del deserto e del bush australiano, ed un’astrattezza di forme quasi caleidoscopica; astrattezza in realtà solo apparente, dato che esprime un complesso simbolismo in cui alle diverse forme geometriche sono assegnati significati ben precisi. I concetti che possono essere espressi in questo linguaggio sono quelli fondamentali della cultura e della mitologia aborigena. I simboli utilizzati per rappresentare questi concetti possono considerarsi rappresentazioni estremamente stilizzate della forma dell’oggetto, o dell’animale in questione, o di un’orma dello stesso, tipicamente vista dall’alto.

Le opere in mostra fino al 14 giugno 2009 – che hanno ricevuto il patrocinio dell’Ambasciata di Australia – fanno parte della preziosa collezione di Claudio Polles: artista italiano che da quasi cinquanta anni vive in Australia a stretto contatto con le popolazioni native di quella terra. Fu ai confini del deserto narrato da Chatwin, che è il cuore del continente australiano, che Polles conobbe questi gruppi di aborigeni che vivevano abbandonati dai "bianchi" con i quali intrattenevano sporadici contatti all’interno dei drugstore – bazar in cui potevano trovare cibo, scambiare i loro prodotti e vendere la loro arte, che allora era una primaria fonte di sopravvivenza. Polles, al fine di documentare l’originalità di queste pitture, e di questi oggetti "primitivi", fotografa gli aborigeni stessi che ne sono gli Autori, avviando così una preziosa documentazione fotografica – anch’essa esposta al MACA e riprodotta in catalogo -, che può essere letta come un vero e proprio reportage sullo stato degli aborigeni australiani degli anni Ottanta. Non bisogna inoltre dimenticare che l’Australia è una terra di emigranti e molte sono le famiglie italiane che vi si sono trasferite. Questa mostra diventa quindi un’ennesima importante opportunità d’incontro fra due terre lontane, che già in passato hanno imparato a conoscersi, e fra due culture che hanno condiviso la forza lavoro, ma anche le risorse umane e culturali. Fusione di antipodi esemplificata dall’artista e collezionista Claudio Polles – ed in particolare da alcuni dipinti da lui realizzati e presenti in mostra -, che di questo incontro ne ha fatto il perno del suo operare, e grazie a questa mostra al MACA, rende partecipe il pubblico dell’incanto dell’arte aborigena australiana, antica quanto l’uomo stesso, eppure di recente scoperta, giovane come è giovane il Continente Australiano.

Info: 011.9422568 – www.museovigliaturo.it

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