Paura del corpo e disturbi dell'alimentazione. Un articolo di Roberta Giommi

Roberta GiommiRiporto un interessante articolo della psicologa e psicoterapeuta Roberta Giommi, direttrice dell’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze, pubblicato su Repubblica.


L’alimentazione come rifugio di chi non vuole scoprire il nuovo

Il problema che più caratterizza i disturbi dell’alimentazione, non altrimenti specificati (DANAS) è rappresentato dal disturbo dell’immagine corporea. Le donne che ne soffrono hanno delle alterazioni di tipo visivo e di movimento e non riescono ad avere una corretta consapevolezza delle loro dimensioni. Ciò le porta non solo a una valutazione distorta del loro corpo, ma a una difficoltà nella relazione sociale e con le figure legate all’amore e alla seduzione. La paura del proprio corpo determina il tentativo disperato di mettersi a posto, con la decisione di darsi delle regole alimentari. Ma queste finiscono per rinforzare il disagio sociale e relazionale.

Un mondo da scrutare
Cattiva alimentazione e digiuno portano alterazione del tono dell’umore, difficoltà a svolgere i compiti della vita quotidiana, affaticamento e per queste varie dimensioni alterazioni fisiche e psichiche, incompetenza alla vita sociale e di relazione. Anche l’intimità che era desiderata e ritenuta difficile al momento in cui sono state adottate le regole restrittive, scelte per riuscire a riconoscersi e attraverso questo riconoscere gli altri, diventa indesiderata per l’affanno delle restrizioni e per le conseguenze. Il cibo diventa un mondo da scrutare spaventate – oggi anche spaventati dato che questi disturbi stanno aumentando anche tra i maschi. Il momento in cui questi disturbi compaiono è legato all’adolescenza, in cui la vulnerabilità è oggettivamente forte proprio per le strutture del cambiamento. Come genitori-operatori ci chiediamo cosa potrebbe essere predisposto perché ciò non accada. Ad esempio, potremmo, partendo dall’infanzia, rinforzare l’autostima, aiutare a saper gestire le relazioni con gli altri, ad affrontare frustrazioni, conflitti e traumi, in modo costruttivo, con nuovi copioni e un modello di soluzione dei problemi più efficace.
Alla comparsa un disturbo dell’alimentazione dobbiamo verificare cosa succede a livello della sessualità. I disturbi dell’alimentazione portano a una presenza o sviluppo di disturbi correlati nella sessualità e possiamo considerare che sicuramente una difficile accettazione del proprio corpo ha conseguenze problematiche rispetto al pensarsi come amabili, amate, desiderabili. Il sesso può rappresentare qualcosa di temibile, manifestarsi un desiderio ipoattivo o anche una avversione sessuale. Piano piano si abita un luogo dove esiste una costante preoccupazione e dolore e sollievo si relazionano restando nello stesso luogo: l’alimentazione e il suo controllo, l’attenzione distorta al proprio corpo, alle sue forme e dimensioni e le conseguenze dello stile alimentare e del digiuno sulla possibilità di abitare il mondo.
Perché accade in adolescenza, ma ora avanza verso altre fasce di età, e verso il maschile? Sembra che in particolare nelle fasce adolescenziali-giovanili controllo e discontrollo si stiano inseguendo, creando un disorientamento nella dimensione relazionale e nel senso di sé. Controllo per essere all’altezza, perché spesso si diventa guerrieri anche nelle relazioni amicali, con i genitori e il mondo dei grandi; discontrollo come stile di lasciarsi andare, forma di perdita del senso di sé, facilitatore alla relazione sociale. Piacere del rilassamento e sospensione delle paure, scioglimento delle barriere difensive e dell’aggressività in alcuni usi di alcol e sostanze e bisogno in altri di rompere le regole.

Controllo e discontrollo
Siamo immersi in un modello di permesso e proibito, anche i disturbi alimentari portano questo: restringono la dimensione di un corretto rapporto tra fame e sazietà, tra corpo e relazioni e introducono aspetti normanti rigidi, in alcuni casi come nelle abbuffate e vomito, alternanza assoluta del discontrollo e della punizione. Potremmo dire che anche la sessualità è prigioniera dato che lascia il terreno del segnale interno e del riconoscimento: sono dentro il mio desiderio, sei la persona che accende il desiderio, per orientarsi verso difficili composizioni. Nel lavoro clinico controllo e discontrollo mostrano territori diversi di espressione, ma resta importante la capacità di ricondurre i problemi verso una loro lettura intrapsichica e relazionale, cercando il messaggio che la società attuale consegna.

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