L'influenza del clima sull'umore

Che il clima abbia conseguenze sia sull’umore sia sul fisico dell’uomo non è una novità. La bioclimatologia è appunto la disciplina che si interessa dello studio dell’analisi teorica e della ricerca sperimentale dei rapporti che intercorrono tra gli eventi atmosferici e gli organismi viventi, sia nel loro ambiente sia altrove, per studiarne il maggior numero di effetti, sotto l’aspetto fisico, fisiologico, patologico, preventivo e terapeutico.

Dal 1969, anno di costituzione, il Centro di Ricerche di Bioclimatologia medica, Biotecnologie e Medicine naturali dell’università di Milano, diretto fino al 1990 dal suo fondatore Roberto Gualtierotti, ha svolto un’intensa attività di ricerca, teorica e applicata, anche nel settore ambientale promuovendo sin dal 1970 studi sul territorio nazionale, per conto di Enti pubblici e privati, e sui rapporti tra clima e salute.

“Tra i ricercatori del centro ci sono diverse figure, dal medico all’urbanista, dall’ingegnere al chimico”, spiega il professore, “ognuno studia aspetti diversi del problema. Questa è infatti una scienza interdisciplinare”.

“Quando studiamo il clima”, continua Gualtierotti, bioclimatologo dell’università di Milano, “non dobbiamo mai scordarci che l’uomo lo ha cambiato e lo sta cambiando. Nel corso di questi anni, gli studi effettuati ci hanno portato a identificare le meteoropatie primarie e secondarie.

Le primarie sono quelle sindromi, quali la depressione e l’astenia profonda, che si avvertono quando si è sani in presenza del cattivo tempo: il fattore che incide di più è la carenza di luce”. Le sindromi meteoropatiche secondarie si presentano invece come aggravamenti o riacutizzazioni di malattie croniche, infiammatorie o degenerative, a carico di vari organi, sistemi e apparati dell’organismo umano.

“Nonostante il crescente interesse nei confronti di questa disciplina, la professione del bioclimatologo medico non è ancora riconosciuta. Dunque chi vi si dedica è sostanzialmente un ricercatore che esercita presso l’università”, sottolinea Gualtierotti, “non è necessario essere laureati in medicina. Vista l’interdisciplinarità della materia si può infatti anche essere laureati in biologia e chimica soprattutto. Ma non mancano in ogni caso studiosi di altre discipline come l’ingegneria”.

Ripreso da Healthcare

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