I benefici (dimenticati) dell’esposizione solare

«Il sole e i raggi ultravioletti riducono il colesterolo e le carie dentali; migliorano il sistema immunitario; aumentano libido e fertilità; prevengono i tumori e rappresentano un «ingrediente» insostituibile per dare colore alla vita.
E che dire della luce infrarossa? Se ad ampio spettro, stimola l’apparato metabolico. Un vero pericolo per la salute è, invece, la luce artificiale, quella che ci «illumina» la casa, scuola, ufficio visto che indebolisce il sistema immunitario in toto».

Questo e altro ci racconta l’ingegnere Fabio Marchesi nel suo libro la Luce che cura, edizioni tecniche nuove, pp. 298, euro 19,50. Marchesi, autorevole ricercatore membro della New York Academy of Sciences e dell’American Association for the Advancement of Sciences e autore di decine di brevetti internazionali su sistemi e apparecchiature terapeutiche basate su raggi infrarossi, ultravioletti e ad ampio spettro, ha accettato di parlare con noi della sua passione per la luce. Ecco le sorprese che sono emerse.

Con l’arrivo dell’estate mass media e mondo scientifico hanno iniziato a parlare di nuovo male del sole, mettendoci in guardia sui suoi pericolosi raggi. Sono motivate queste preoccupazioni?

«Tutte le mie ricerche e tutti i miei studi dimostrano esattamente il contrario. Sono arrivato alla conclusione che il sole è la più potente medicina che la natura abbia regalato all’uomo. Il fatto che sia stato così bistrattato dipende da una cattiva informazione che ha dietro, se vogliamo essere chiari, grandi interessi. La mia attività è tesa a ribaltare questo atteggiamento per dimostrare e veicolare al pubblico quanto già dicono documentazioni scientifiche rigorose, cioè che la luce del sole e gli ultravioletti sono indispensabili per garantire uno stato di salute ottimale».

Chi c’è dietro questi interessi?

«La medicina cosiddetta ufficiale fa la sua buona parte. Se vogliamo essere espliciti, trae più vantaggi, dal punto di vista economico, se si ha un’opinione sbagliata sul sole. Purtroppo una parte della “scienza” è alla ricerca del massimo profitto non della verità. L’obiettivo non è quello di fare scoperte per avere una popolazione in perfetta forma ma di creare uno stuolo di consumatori di farmaci. Non faccio certo una rivelazione ad affermare la potenza dell’industria chimica sia nella farmacologia che in altri settori produttivi».

E allora?

«Allora l’aver deprivato l’essere umano della luce ultravioletta, convincendo tutti che è nociva, ha, tanto per fare un esempio, aperto la strada a quell’enorme giro di affari che alimentano i farmaci per la riduzione del colesterolo. Il fatturato delle multinazionali che vendono farmaci per l’ipercolesterolemia è impressionante. Ce ne sono alcuni che sono assunti da oltre 80 milioni di consumatori in tutto il mondo e sfiorano ciascuno i 6,4 miliardi di dollari di fatturato. Ecco perché il colesterolo è stato trasformato nel pericolo pubblico numero uno. E dire che uno studio condotto dal professor Altschul ha dimostrato che nel 97 per cento del suo gruppo campione, con soggetti caratterizzati da problemi circolatori e d’ipertensione, si raggiungeva una riduzione del 13 per cento dei livelli di colesterolo nel sangue dopo due ore dalla sola prima esposizione alla luce del sole. La luce ultravioletta fa bene».

Ci sono altre ricerche che dimostrano gli effetti positivi dei raggi ultravioletti?

«Se avrete voglia di leggere il mio libro vi accorgerete che ci sono centinaia di studi pubblicati su riviste scientifiche prestigiose. In ogni caso, tra i primi ricercatori che hanno documentato gli effetti positivi della luce ad ampio spettro c’è il professor John Ott che pubblicò sull’”International Journal of Biosocial Research” i risultati di un lavoro condotto, nel 1973, allo Gacio School in Sarasota, Florida. Bambini iperattivi e con difficoltà di apprendimento superavano questi problemi se posti in ambienti illuminati con luce ad ampio spettro con ultravioletti. Non siamo iinformati a dovere».

Creme e filtri
Il bombardamento informativo non manca, invece, per le creme e i filtri solari?

«Non credo che ci sia un complotto a monte, a volte è l’opportunismo a farla da padrone. Occorre anche riconoscere che c’è un largo settore della medicina a cui si deve essere grati. Oggi con interventi chirurgici d’emergenza sempre più sofisticati si salvano numerose vite umane. Purtroppo c’è una parte del mondo medico che vede gran parte della sua ricchezza e del suo potere proprio nel consumo di farmaci e lo ritiene lo strumento di controllo più valido.

La luce del sole non la prendono in considerazione perché non è brevettabile, mentre con i farmaci gli introiti miliardari sono assicurati.

Lo ripeto, solo per fare qualche esempio, l’ipercolesterolemia e l’osteoporosi producono vittime, disagi e fatturati da capogiro e sono soprattutto il risultato di scarsa esposizione ai raggi ultravioletti.
Negli ultimi 40 anni si è avuto un calo del 60 per cento del testosterone, un ormone maschile, che è prodotto dall’organismo, come la vitamina D, quando ci si espone alla luce del sole».

Ma alla luce solare bisogna esporsi solo in estate o pure in inverno?

«Lei consideri che d’inverno, in una giornata piovosa, si arriva a 700 microwatt di ultravioletti per centimetro quadrato alla luce naturale. Mentre al chiuso, cioè in casa, a scuola e in ufficio gli ultravioletti sono a livello zero. La scienza li ha banditi dall’illuminazione artificiale perché continua a ritenerli erroneamente pericolosi. Di fatto, molti non sanno di cosa stanno parlando. L’uomo ha alle spalle millenni di storia che si è svolta sotto la luce del sole e non certo sotto una lampada al neon. In più aver deciso, negli ultimi quaranta anni, che l’ultravioletto fa male ha avviato profondi squilibri.
Il primo effetto immediato è stato la depressione. L’uomo, in tutta la storia dell’umanità, non è stato mai tanto depresso come oggi. La deprivazione di fattori naturali che appartengono alla natura dell’uomo determinano una serie di tanti altri effetti collaterali negativi ai quali si cerca di rispondere con il solito farmaco di sintesi chimica».

In pratica ci sta dicendo di stare all’aperto anche d’inverno. Ma per quanto tempo?

«Pochi sanno che negli allevamenti intensivi degli animali si ricorre a un sistema di illuminazione in cui sono presenti anche gli ultravioletti. L’obiettivo è di mantenere in salute gli animali. Dunque dovrebbero essere innanzitutto reintegrati a casa, scuola e uffici per stare in forma. Ma se ciò non si verifica il consiglio è di stare 30-60 minuti all’aperto, senza mettere gli occhiali da sole o da vista perché è fondamentale che la luce penetri nel corpo passando anche per gli occhi. Il vetro rappresenta un grande filtro per la luce ultravioletta. Nel mio libro cito oltre 300 ricerche scientifiche che dimostrano quanto sto dicendo».

Il rischio melanoma
Ma non c’è rischio di melanoma a stare tutto un anno a contatto con i raggi del sole?

«Tutt’altro. Sempre nel mio libro ho pubblicato le mappe del Cnr da cui si vede come la distribuzione di tumori nella popolazione, in particolare quelli della pelle, siano inversamente proporzionali all’esposizione al sole. In Svezia l’incidenza di questo tipo di neoplasia è 4 volte superiore rispetto alla Grecia, idem per la Val d’Aosta rispetto alla Sicilia. Insomma, meno sole più tumori».

Lei sta recitando il de profundis delle creme e dei filtri?

«Su questi preparati è proprio il caso di stendere un velo pietoso anche perché sono pieni di sostanze chimiche tra le più cancerogene che la chimica mondiale abbia mai prodotto. Il problema è semmai un altro. Se si prende un bambino denutrito del Terzo Mondo che sta morendo di fame e lo si mette di fronte a una tavola su cui è apparecchiato primo, secondo, contorno e dolce e gli facciamo consumare il tutto è sicuro che dopo un po’ starà malissimo. Se avviassimo una ricerca scientifica partendo da questa osservazione potremmo dimostrare che il cibo fa male. In verità solo la dose, dopo una lunga astinenza, è tossica. Noi che viviamo negli ambienti chiusi la maggior parte del tempo e che quando siamo all’aperto spalmiamo a più non posso filtri sulla pelle e inforchiamo un paio di occhiali per proteggere gli occhi siamo denutriti di luce. Allora se d’estate ci sdraiamo per 8 ore sotto i raggi del sole è evidente che si presenteranno non pochi inconvenienti».

E la regola che raccomanda di non esporsi al sole fra le 12 e le 15?

«Non ci sono regole assolute».

Anche per i bambini?

«E sì. Perché conta soprattutto quello che mangiano durante l’esposizione. Se il menù è fatto di hamburger, patatine fritte e bevande a base di Cola il corpo è poco attrezzato a gestire l’incontro con il sole».

Cosa bisognerebbe mangiare?

«La natura fornisce tutti gli strumenti più idonei. In estate c’è certamente un dosaggio maggiore di ultravioletti rispetto al resto dell’anno ma se si mangiasse in modo sano, non come indica la Scienza dell’Alimentazione, non ci sarebbe il minimo problema. Basta assecondare la natura dell’uomo che è progettato per cibi del mondo vegetale. Tanto per fare un esempio la frutta che troviamo in estate è fornita di tutti gli elementi adatti a gestire l’aumento di ultravioletti. Stesso discorso per verdure e ortaggi. Uno studio, pubblicato sul “British Journal of Dermatology”, ha mostrato che il licopene, una sostanza contenuta nel pomodoro, è uno degli antiossidanti più potenti che esista, così se si mangiano tre etti di pomodori maturi al giorno equivale a spalmarsi una crema fornita di fattore di protezione 4. Se si consumano frutta e verdura non si è in uno stato di ossidazione e si può stare tranquillamente al sole. Il discorso del sole va affrontato con una visione globale. Non solo in termini di fa bene, fa male».

Ma quali sono le caratteristiche della luce solare?

«Ha uno spettro molto ampio che parte dall’infrarosso, poi c’è il rosso, l’arancione, il giallo, il verde, il blu, l’indaco, il viola e l’ultravioletto. Quindi il nostro corpo è fatto per attingere da tutte queste frequenze. Le posso dire di più. La luce solare del mattino ha uno spettro che è più spostato verso il blu e l’ultravioletto. Tanto per farle un esempio pratico, le frequenze comprese tra il blu e l’ultravioletto sono quelle che inibiscono la secrezione di melatonina e che allora svegliano l’organismo e lo predispongono ad affrontare al meglio la giornata. Lo spettro solare della sera, invece, è molto più spostato verso il rosso e l’infrarosso e guarda caso si tratta delle frequenze che stimolano la produzione di melatonina e dispongono l’organismo a un sano riposo notturno. Le frequenze cui ci si espone regolano l’intero sistema endocrino, immunitario, metabolico. E hanno una funzione fondamentale. Con la sola luce artificiale compariranno inevitabilmente problemi dismetabolici e disfunzioni del sistema endocrino e immunitario».

Illuminazione artificiale
Lei sta dicendo che i nostri ambienti al chiuso proprio non vanno.

«Esatto. E le scuole sono un disastro. Più di una decina di studi portati avanti nelle scuole elementari statunitensi mostrano che mettendo una luce ad ampio spettro nelle classi si riduce fino al 70 per cento l’assenteismo per malattia, aumenta il rendimento scolastico, si riducono i comportamenti aggressivi. La cosa che più mi ha entusiasmato nello scrivere il libro è la quantità impressionante di studi che dimostrano le mie valutazioni. Gliene cito una pubblicata su “Nature”, la rivista scientifica più prestigiosa che esista al mondo. Ricerca durata 10 anni e condotta su ben 500 mila persone. Ebbene si dice che l’altezza che una persona avrà da adulto è in stretto rapporto con la sua data di nascita».
Perché?

«C’entra sempre il sole. In pratica, più quote di luce naturale del sole, quindi con ultravioletti, riceve la madre negli ultimi tre mesi di gravidanza e più luce del sole, con ultravioletti, riceve il neonato maggiore sarà la produzione endocrina dell’ormone della crescita che influenzerà la sua statura».

Fonte: BioSpazio

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