Focus on / Il sì dell'Europa agli Ogm


di Maria Ferdinanda Piva. Tre mais, una patata e una barbabietola da zucchero Ogm si apprestano ad essere approvati dall’Unione Europea anche se la maggioranza degli stati membri è contraria.

La settimana scorsa sono saliti a cinque gli Ogm che sono burocraticamente avviati verso il sì europeo, dato che il Consiglio dell’Unione Europea li ha respinti, ma non con la richiesta maggioranza qualificata. I ministri dell’Agricoltura degli Stati che compongono l’Unione hanno bocciato, ma “solo” a maggioranza semplice, i mais MON810xNK603, della Monsanto; 1507xNK603, di Pioneer e Dow AgroSciences; ed “Herculex” 59122, anch’esso di Pioneer e Dow. Dunque l’ultima parola toccherà alla Commissione europea, che finora in casi come questo ha ripetitivamente votato sì. Per la cronaca, a proposito dei tre mais l’Italia per due volte ha detto no ed una si è astenuta.

Si profila dunque l’Ok – questione di qualche mese – all’importazione in Europa di questi tre mais, destinati non soltanto all’alimentazione del bestiame ma anche alle nostre tavole. E’ nella stessa situazione una barbabietola da zucchero, anch’essa bocciata dai ministri a settembre ma non con la necessaria maggioranza qualificata. E poi c’è la questione della patata Ogm, che è nel limbo della bocciatura “non qualificata” da luglio. Qui non è n gioco semplice importazione, ma la vera e propria coltivazione. Questa patata, particolarmente ricca di amido, non è destinata all’alimentazione umana o animale, ma ad usi industriali.

La maggioranza qualificata chiesta ai ministri dell’Unione Europea per bocciare un organismo geneticamente modificato è più o meno quella che viene richiesta in determinate assemblee condominiali: il voto di ciascuno vale in base di millesimi di proprietà che egli detiene. In questo caso, ciascun ministro ha un “peso” proporzionale al numero degli abitanti dello Stato che egli rappresenta. “I ministri dell’Unione Europea hanno sempre detto no agli Ogm a maggioranza semplice, ma sono riusciti a raggiungere la maggioranza qualificata solo in pochissimi casi – nota Federica Ferrario, responsabile per Greenpeace Italia della campagna contro gli organismi geneticamente modificati – L’ultima è stato per mantenere la possibilità di dire un no nazionale a un Ogm”.

La procedura per l’approvazione degli organismi geneticamente modificati non solo non tiene conto della volontà espressa dalla maggioranza degli stati. Essa non prevede neppure un pronunciamento del Parlamento europeo. Parte dal parere dell’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma. “L’Efsa prende il dossier della multinazionale proprietaria del brevetto, lo legge e dice che quelle affermazioni a proposito della mancanza di rischi per la salute e per l’ambiente sono plausibili – attacca Federica Ferrario – Non conduce studi indipendenti, e tanto meno di lungo periodo. La Commissione Europea avrebbe l’autorità di imporli, ma non lo fa. Studi indipendenti sugli effetti degli Ogm semplicemente non esistono”.

Patata a parte, gli Ogm nel limbo non verranno coltivati nell’Unione Europea. Ma neanche questo tranquillizza Federica Ferrario: “Il problema è l’importazione del seme intero. Lo si è visto in Giappone, in uno studio che riguardava dieci porti nei quali attraccavano le navi con a bordo colza Ogm proveniente dal Canada. Ebbene, attorno ad otto dei dieci porti cresce quella colza Ogm, e lo stesso lungo le principali vie di comunicazione, fino ad una distanza di 30 chilometri”. Come dire: anche quando gli Ogm vengono soltanto importati in Europa, la contaminazione è comunque in agguato.

Fonte Greenplanet

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