[Sponsored] Quello che funziona nella difesa del nostro sistema immunitario

Il dott. Patrick Holford ci dice quello che funziona (e perché) nella difesa del nostro sistema immunitario, basandosi sui suoi anni di pratica con molti pazienti, oltre che sulle sue conoscenze nel campo delle scienze biologiche.

Ci mostra la biochimica dell’azione stimolante di specifiche vitamine sulle difese immunitarie e ci dà la possibilità di prenderci carico della nostra salute e usare con successo ciò che ci fornisce la Natura, non solo per mantenere la salute, ma anche per contribuire alla cura di malattie acute.

Holford affronta in particolare la terapia delle infezioni virali influenzali e in particolare del Covid-19 con l’utilizzo di alimenti appropriati e soprattutto con metodi efficaci e senza effetti collaterali.

Leggi un estratto da “Stop ai Virus e al COVID-19” di Patrick Holford, per conoscere come rinforzare la tua immunità in modo sano e naturale.

Perché le cavie sono diventate le “cavie” per testare nuovi farmaci? Per la semplice ragione che, come noi, non producono la vitamina C e questo fatto cambia tutto. Le capre, invece, producono circa 15.000 mg (15 g) al giorno di questa vitamina – cioè circa 300 volte il contenuto di un’arancia.

Non ha senso studiare farmaci antivirali o antitumorali sulle capre, perché la loro chimica è diversissima dalla nostra.

Chi produce la vitamina C e chi no?

Ad affascinare Linus Pauling fu il fatto che la maggior parte degli animali che producono la vitamina C non hanno un rischio paragonabile al nostro di tumori o malattie virali, e quando sono sotto un attacco virale o stanno combattendo il cancro aumentano la produzione di questa vitamina a livelli ben superiori ai dosaggi che possiamo assumere con il cibo e, perfino a questi elevatissimi livelli, la vitamina C è incredibilmente priva di tossicità.

Questa fascinazione lo condusse nel campo della nutrizione nel 1965. Pauling si convinse che molte malattie moderne fossero prevenibili somministrando alle persone sufficiente vitamina C, equivalente a quella che producono gli animali con basso rischio di raffreddori, influenza e cancro.

Ci sono pochissimi animali che non sintetizzano la vitamina C. Sono:

  • i primati (tarsi, scimmie, esseri umani compresi),
  • le cavie e i capibara (roditori che vivono nella giungla),
  • i pipistrelli frugivori (la maggior parte delle specie di pipistrelli non sintetizza la vitamina C),
  • il bulbul dal sottocoda rosso (un uccello che vive nella giungla e mangia frutta),
  • il pesce Oscar, una specie ornamentale dell’Amazzonia, e i pesci teleostei.

La vitamina C si produce facilmente dal glucosio. Per convertire lo zucchero in questa vitamina servono sei passaggi o reazioni chimiche, dipendenti da quattro enzimi. In tutte queste specie manca l’enzima finale, L-gulonolattone-ossidasi (GLO) – o, piuttosto, manca il gene per produrre questo enzima. Gli animali producono la vitamina C a partire dal glucosio, mentre le piante partono dal mannosio, entrambi degli zuccheri.

Si calcola che la perdita della capacità di produrre la vitamina C si sia verificata circa 40 milioni di anni fa.

Dal momento che rappresenta la perdita di una funzione – la vitamina C è fondamentale per tantissimi processi cruciali, oltre per l’immunità (ne parleremo nel prossimo capitolo), non ultimo il collagene, la colla intercellulare che ci tiene insieme – queste specie che non producono la vitamina C devono mangiare molti cibi che la contengono.

Senza livelli adeguati si contrae lo scorbuto, con sanguinamento delle gengive, difficoltà di guarigione delle ferite e, in sostanza, si sanguina fino alla morte a causa della degenerazione dei vasi sanguigni. In realtà, senza dosi sufficienti di vitamina C aumenta il rischio di infezioni, e spesso sono infezioni come la polmonite, piuttosto che un crollo del collagene, a rendere potenzialmente letale la carenza di vitamina C.

In natura, i gorilla assumono in media 4,5 g di vitamina C al giorno. Per star bene, le scimmie ne hanno bisogno di circa un grammo al giorno. Secondo uno studio, una scimmia media di 7,5 kg (un decimo del nostro peso) assume 600 mg al giorno di vitamina C.

Gli animali che producono la vitamina C ne sintetizzano tanta. Una capra arriva quotidianamente a 200mg/kg. Rapportato al mio peso corporeo, sarebbero 15 g al giorno. I ratti ne producono 70mg/kg, l’equivalente di 5,25 g al giorno. Se sono stressati, la produzione sale fino all’equivalente di peso corporeo di 16 g giornalieri. I cani e i gatti ne producono meno – l’equivalente di 2-3 g al giorno.

Come siamo sopravvissuti alla perdita della capacità di produrla? Secondo una teoria, se i nostri antenati persero il gene in questione, ma avevano una dieta ricca di vitamina C, allora dovevano avere più glucosio per l’energia e potevano diventare dominanti nell’ambito della loro specie attraverso un processo di selezione naturale; così alla fine tutti gli appartenenti alla specie ebbero quel gene difettoso.

Non date la colpa ai pipistrelli

Gli animali che producono la vitamina C sono certamente meno a rischio di malattie virali, ma non ne sono immuni.

I cavalli producono la propria vitamina C, ma negli ultimi anni sono stati osservati in questi animali casi di coronavirus. I gatti possono contrarre un tipo di coronavirus, che vive dentro di loro diventando di rado virulento, ma quando lo diventa è molto infettivo. Non sembra che cani e gatti possano passarci il COVID-19, né il contrario.

I pipistrelli portano il coronavirus ma non soccombono alle nostre stesse malattie, tuttavia se li mangiamo possiamo prendere da loro un’infezione virale.

I pipistrelli sono stati incolpati della maggior parte delle epidemie acute di influenza di questo secolo.

Si pensa che la SARS (sindrome respiratoria acuta grave) del 2002-2003 sia stata causata da un coronavirus dei pipistrelli passato allo zibetto, animale della famiglia della mangusta venduto per la carne al mercato.

L’epidemia di MERS (sindrome respiratoria mediorientale), scoppiata per la prima volta nel 2012, era causata da un coronavirus passato dai pipistrelli ai cammelli e da questi alle persone che forse bevevano il latte crudo di cammella o mangiavano carne poco cotta di questi animali.

Nel caso di Ebola, i pipistrelli frugivori furono accusati di averlo trasmesso alle scimmie che venivano cacciate per la carne.

Il COVID-19 ha una corrispondenza del 96% con un ceppo di coronavirus trovato in Cina nei pipistrelli dell’Asia orientale, e potrebbe essere passato ai pangolini – entrambi gli animali sono in vendita nel mercato della carne.

Ma non incolpate i pipistrelli. Bisogna ovviamente smettere di mangiare questi animali. Questi mercati di carne selvatica mettono anche insieme specie diverse, cosa che non avverrebbe mai in natura. Questo tipo di insana deviazione alimentare deve essere bandito e fortemente scoraggiato.

Ma come mai i pipistrelli sembrano immuni alle malattie che diffondono? È perché mangiano molta frutta ricca di vitamina C? Forse, ma può esserci un’altra spiegazione – un esempio dei benefici per la salute del così detto interval training, la nuova modalità di esercizio consistente nel fare brevi sforzi improvvisi ad alta intensità seguiti da una stasi. I pipistrelli sono gli unici mammiferi volanti e, quando volano, il loro ritmo cardiaco sale fino a 1000 battiti al minuto, mentre la temperatura raggiunge i 37,8° centigradi, nella fascia della febbre.

«Per la maggior parte dei mammiferi terrestri, questi sono segnali che porterebbero alla morte,» dice Linfa Wang, che studia i virus dei pipistrelli alla scuola di medicina Duke-NUS di Singapore. Ma i pipistrelli lo fanno tutti i giorni.

Wang dice che i pipistrelli hanno sviluppato degli speciali sistemi immunitari per affrontare lo stress del volo. Il loro sistema immunitario non ha reazioni esagerate: questo dimostra che a determinare l’esito di un’infezione in sé non è tanto il virus quanto la reazione del sistema immunitario.

Riciclare la vitamina C

Recentemente, è stato scoperto qualcosa di interessante che noi condividiamo con altre specie incapaci di produrre la vitamina C (scimmie e pipistrelli frugivori): siamo bravissimi a riciclare questa sostanza.

Indubbiamente avrete sentito dire che la vitamina C è un antiossidante. Ciò significa che estingue i nocivi fumi di scarico delle nostre centrali di produzione di energia, i mitocondri.

Un esempio di ossidante (in termini tecnici, specie reattiva all’ossigeno, o ROS) è il fumo di sigaretta. È nocivo, ma la vitamina C lo neutralizza. Per questo motivo i fumatori hanno livelli più bassi di vitamina C nel sangue e hanno bisogno di integrarla per raggiungere i livelli normali dei non fumatori.

Dopo aver neutralizzato un ossidante, l’acido ascorbico (vitamina C) si esaurisce e si ossida, e prende il nome di acido deidroascorbico. Questo avviene tutte le volte: ecco perché ogni giorno si deve rimpinguare questa vitamina.

Una volta ho visto in TV un rozzo esperimento nel quale il presentatore ingoiava 2 g di vitamina C e poi raccoglieva l’urina per le successive 24 ore; come previsto, eliminò all’incirca lo stesso quantitativo. Ma non misurò se la vitamina C era acido ascorbico a pieno carico o acido deidroascorbico “esaurito”. Se l’avesse fatto, si sarebbe potuto capire quanta vitamina C era stata usata per estinguere gli ossidanti.

Quindi, naturalmente, si fa una “urina costosa”, nel senso che fondamentalmente si elimina la vitamina C, seppure sotto forma di acido deidroascorbico. Si elimina anche l’acqua che si beve, ma è la sua azione tra ingestione ed escrezione quella che conta.

Anche per questo bisogna assumere la vitamina C almeno due volte al giorno, e probabilmente all’incirca ogni ora durante un’infezione.

Ma non pensate che l’acido deidroascorbico sia solo un prodotto di scarto. Il nostro organismo usa anche questa forma di vitamina C come pro-ossidante, proprio come un’arma, contro le cellule cancerogene e i virus, ma solo se ci sono alti livelli di vitamina C.

Quindi questa vitamina può essere tanto un antiossidante, che ripulisce tutto il pasticcio del metabolismo e ci mantiene giovani, quanto un pro-ossidante, che ci aiuta a neutralizzare i virus e le cellule cancerogene.

Queste due funzioni sono il motivo per cui la quantità di vitamina C necessaria giornalmente per la salute generale e l’ottimale stato antiossidante è molto inferiore — circa 500-1000 mg al giorno – rispetto al livello necessario per combattere i virus, che è piuttosto di 500-1000 mg all’ora. Per questo motivo nelle malattie virali gravi, ma anche nel trattamento del tumore, viene usata la vitamina C per endovena, spesso in dosaggi che vanno da 25 a 50 g per iniezione. Spiegherò come nel Capitolo 9 – Sopravvivere al distress respiratorio.

In sintesi, per una funzione immunitaria ottimale, ma anche per altri benefici:

  • assumete 500-1000 mg due volte al giorno, mattina e pomeriggio, per massimizzare l’aumento del livello generale nel sangue per la maggior parte del giorno.
  • Quando avete i primi sintomi del raffreddore o di qualsiasi infezione, prendete subito una dose d’urto di 2000-5000 mg (2-5 g), poi assumetene circa 1 g all’ora, fino alla vostra “tolleranza intestinale” – lo spiegherò nel prossimo capitolo.

L’autore

Patrick Holford è l’autore più letto in Gran Bretagna sui temi della nutrizione, campo in cui è considerato un’autorità mondiale. Nel 1984 ha fondato The Institute for Optimum Nutrition (Istituto per la Nutrizione Ottimale), organizzazione indipendente che, oltre alla ricerca, si dedica alla formazione dei nutrizionisti e alla divulgazione dei principi di un’alimentazione sana. Negli ultimi anni Holford ha concentrato le sue ricerche sugli effetti della nutrizione sull’intelligenza e l’efficienza mentale.

 

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